Una storia tragica che termina con un inno alla responsabilità verso il mare che ci circonda ma anche verso noi stessi. Questo è la storia del MuMa, il museo del Mare di Milazzo.
Il MuMa si trova all’interno del Castello di Milazzo, è un museo inaugurato nel 2019 su iniziativa di Carmelo Isgrò. Grande amante del mare e biologo, Carmelo decise di trasformare la triste storia di un capodoglio rimasto impigliato in una rete illegale in un grande esempio di educazione ambientale.
Il “MuMa Museo del Mare Milazzo” è un viaggio spirituale per riscoprire l’armonia tra uomo e mare attraverso scienza e arte.
Si occupa di protezione ed educazione ambientale, con un messaggio volto a sensibilizzare, soprattutto i più giovani, alla tutela e salvaguardia del mare.
Nascita del MuMa, il Museo del Mare di Milazzo
E’ il giugno del 2017, al largo delle Isole Eolie, un capodoglio rimane impigliato in una rete illegale. L’enorme cetaceo riuscì a liberarsi in parte dalla rete ma una porzione rimase nella sua gola. La guardia costiera tentò di liberarlo, l’animale però andò via e dopo qualche giorno arrivò morto sulle coste di Capo Milazzo.
Carmelo, impressionato di fronte alla grandezza di quell’animale morto per mano dell’uomo, decise di iniziare un’operazione molto delicata: scarnificare il cetaceo per recuperane le ossa.
Durante questo lavoro, trovò nello stomaco del capodoglio una quantità impressionate di plastica: bottiglie, tappi di bottiglie, buste, cannucce e persino un vaso da giardino. Questo lo fece riflettere sulla pericolosità degli oggetti che usiamo quotidianamente. Terminata la complicata operazione di scarnificazione, le ossa furono ricomposte all’interno del Bastione di Santa Maria del castello di Milazzo. Per far vedere a tutti come era morto il capodoglio, decise di rimettere la plastica in corrispondenza dello stomaco e la rete attorno alla coda.
La nuova vita del capodoglio Siso
Il capodoglio si chiama Siso, in memoria di un caro amico di Carmelo che morì qualche giorno dopo lo spiaggiamento.
Questo museo non è un luogo di morte, al contrario, esso da nuova vita al capodoglio. Migliaia di visitatori, incuriositi, vengono a vedere lo scheletro del grande cetaceo e si rendono conto di quanto fragile sia il nostro eco sistema.
Il percorso si snoda in una serie di sale e ovviamente, la principale è quella dove si trova Siso ma altre sono la raccolta di ciò che i volontari trovano lungo le coste durante le operazioni di pulizia. Si vede di tutto, oggetti buttati in mare senza nessun rispetto per l’ambiente.
Lo scopo del museo è quello di sensibilizzare la gente, soprattutto i bambini a rispetto del mare ed è un viaggio dall’inferno dell’inquinamento al paradiso della bellezza del mare. Un percorso da intraprendere con cuore e mente aperti.
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