Dopo il parossismo del 3 luglio 2019, non è più possibile fare la risalita dell’isola di Stromboli fino a 918 metri. Ho avuto la fortuna di farlo più volte e l’ultima è stata ad aprile del 2018 insieme ad un gruppo di colleghi guide turistiche dell’associazione Guide Turistiche Eolie Messina Taormina. Ecco il resoconto alla scoperta della più famosa delle Isole Eolie.

isola di Stromboli

Pronti per la risalita di Stromboli

Per sostenere al meglio la risalita ci affidiamo a Magmatrek, un’associazione di guide vulcanologiche che operano sull’isola di Stromboli e Ginostra da molti anni.

Appuntamento alle 15.30 all’ufficio di Magmatrek, vicino la chiesa di San Vincenzo, dove ci aspetta Mario Zaia, meglio noto come Zazzà. Lui è una delle guide storiche, accompagna i turisti a fare la risalita di Stromboli dal 1985. Il vulcano è casa sua, ne conosce le insidie e i pericoli ma soprattutto ne sa esaltare le bellezze.

Prima di partire, Zazzà si accerta che tutti siano ben equipaggiati:

  • Scarpe da trekking;
  • Giubbotto a vento;
  • Almeno 1 litro di acqua a testa;
  • Caschetto;
  • Torcia;
  • Cibo;
  • Occhiali per proteggersi dalla cenere vulcanica.

Dopo una breve introduzione con la spiegazione di ciò che si andrà a fare, siamo pronti ad avviarci verso la cima dello Stromboli. Costeggiamo la chiesa di San Vincenzo e già dopo qualche minuto dalla partenza si comincia a salire. Da subito alle nostre spalle si mostra un panorama mozzafiato: i paesini di San Vincenzo, Scari, Piscità e Ficogrande e la spiaggia di sabbia nera. Sullo sfondo il neck vulcanico di Strombolicchio con il suo faro bianco.

Avanziamo, saliamo attraversando i cespugli di ginestra e cisto e tutta la macchia mediterranea, dopo un po’ comincia il sentiero di sabbia vulcanica mista a roccia vulcanica. Di tanto in tanto la nostra guida Zazzà si ferma per farci riprendere fiato e per raccontarci delle diverse avventure vissute sul vulcano.

Finalmente in cima

Dopo più di tre ore di cammino, finalmente raggiungiamo la vetta: ci ritroviamo sopra le cinque bocche eruttive e siamo accolti da un boato. Zazzà ci tranquillizza, è un degassamento ed è quello che fa più rumore. Ci sediamo sul bordo del cratere in direzione delle bocche e l’attesa è brevissima: dopo pochi minuti una fontana di lava si alza davanti a noi come un fuoco d’artificio, è un’emozione indescrivibile che ci ripaga della fatica per salire.

Chissà se sarà possibile nuovamente provare quelle emozioni, io intanto conservo gelosamente questi ricordi indelebili.


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